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Malesia Blues

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“La sera prima di essere accusato di triplice omicidio, l’unica persona che, per qualche istante, Terry Fernandez aveva pensato di ammazzare era se stesso. Ma quell’idea era sparita, come facevano spesso le idee di Terry, all’arrivo del suo sesto whisky allungato.”

Fin qui sembra un classico poliziesco americano e invece siamo a Kuala Lumpur.

Una galleria di personaggi maldestri, a cominciare dal protagonista Terry Fernandez, un musicista fallito, che sta per sposarsi con la figlia di un ministro e non sa neanche lui perché. Fino al corrotto ispettore di polizia Azmi, al magnaccia Fellatio Lim che crede di chiamarsi come il Dio Greco del Potere e della Sapienza, al gestore del locale Hideout Pak Jam grosso e gentile, all’agente della CIA Julio Chavez che non sa mai bene cosa pensare, al giornalista cialtrone Joe Manian del Malayan. Perfino il terrorista islamico Suleiman Salleh diventa sempre più indeciso e comincia a chiedersi se ne valga davvero la pena. E poi ci sono gli altri due protagonisti: Ning Somprason, detta Devil, una prostituta thailandese, il cui unico scopo è di mandare i soldi a casa per permettere alla figlia una vita migliore della sua; e Chia il tassista paranoico, guida mobile e spirituale dei “buoni” del romanzo. Sono proprio questi ultimi i personaggi con la personalità più forte: Ning che sembra debole e fragile si rivela invece molto determinata e coraggiosa; Chia che sembra un visionario fanfarone è invece l’unico a capire il complotto. Tutti questi sono i protagonisti di Malesia Blues, noir mozzafiato ambientato a Kuala Lumpur.

Proprio la goffaggine dei personaggi è uno dei punti di forza del romanzo, che si legge in un attimo e che sembra svolgersi in un’unica lunga notte anche se così non è. Le mattine sembrano notti e le luci sono sempre artificiali e ci sembra di stare anche noi imprigionati dentro quella metropoli soffocante.

Mi sarebbe piaciuto però che questa sensazione di buio, di oscurità infinita, si riflettesse nell’architettura del romanzo, rendendolo così meno simileal poliziesco americano, un’architettura più consona alla città e al paese in cui la storia è ambientata.

Avete presente la struttura di Giochi sacri di Vikram Chandra? Uno dei libri più belli degli ultimi anni e di cui non ho parlato nel mio blog perché l’avevo già letto prima di cominciare a scriverlo, ma mi riprometto spesso di farlo.

Uno spunto interessante di Malesia Blues è la continua rivalità tra le diverse etnie del Paese, che avevo trovato anche nell’altro romanzo malese che ho letto da poco Tutto il giorno è sera e che fa pensare alla Malesia come a una specie di simulazione dell’oriente contemporaneo.

Insomma se vi piacciono i polizieschi dovete assolutamente leggerlo, ma credo che piacerà anche a chi come me ama curiosare in altri mondi. Buon divertimento.

Brian Gomez, Malesia Blues, Metropoli d’Asia 2010, pp. 315 (Devil’s Place, 2008). Traduzione dall’inglese di Giovanni Garbellini.

Brian Gomez è un giornalista politico in Malesia. Malesia Blues è il suo primo romanzo.


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